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Negli ultimi anni, il modello difensivo delle aziende è cambiato in modo radicale. L’aumento degli attacchi mirati, la frammentazione dei perimetri digitali e la carenza cronica di competenze interne hanno reso insufficiente l’approccio tradizionale alla protezione degli endpoint.

Da questa evoluzione sono nati tre modelli distinti ma interconnessi — EDR, MDR e XDR — che rispondono a gradi diversi di maturità e di necessità organizzativa. Comprendere le differenze non è solo un esercizio tecnico: significa scegliere come strutturare la difesa, dove investire risorse e quanto delegare all’esterno.

 

EDR: la visibilità sugli endpoint

L’Endpoint Detection and Response (EDR) rappresenta il primo passo della moderna strategia di detection. Si tratta di una tecnologia installata direttamente sugli endpoint — server, laptop, workstation — che raccoglie telemetria, analizza comportamenti anomali e consente azioni di contenimento rapide come l’isolamento di un dispositivo o la terminazione di un processo sospetto.

L’EDR è, in sostanza, un sensore di frontiera. Permette di individuare attività malevole che sfuggono ai tradizionali antivirus, ma il suo raggio d’azione resta confinato al dispositivo monitorato. Funziona bene in ambienti con una gestione centralizzata e un team interno in grado di analizzare i dati, correlare gli eventi e rispondere agli incidenti.
Il limite principale non è tecnologico, ma organizzativo: la quantità di alert generata richiede competenze e tempi di analisi che molte realtà non possono sostenere in autonomia.

 

MDR: la risposta gestita

Per colmare questo gap operativo è nato il modello Managed Detection and Response (MDR), che estende la capacità dell’EDR attraverso un servizio gestito. In pratica, un provider specializzato monitora in modo continuo gli endpoint e l’intera infrastruttura, esegue attività di threat hunting, filtra gli alert e supporta la risposta agli incidenti.

L’MDR non sostituisce l’EDR, ma ne rappresenta un’evoluzione di governance: lo strumento resta lo stesso, ma la responsabilità di analisi e intervento viene condivisa con un team esterno. Questo approccio consente di disporre di competenze specialistiche 24/7, spesso integrate con fonti di threat intelligence globale, senza dover mantenere un SOC interno.

L’organizzazione conserva visibilità e controllo, ma delega la gestione operativa e la priorità delle risposte a un partner. È un modello adatto alle aziende che necessitano di tempi di reazione rapidi ma non hanno risorse dedicate in modo continuativo.

 

XDR: l’estensione della detection oltre l’endpoint

Con la crescente complessità degli ambienti IT — reti ibride, cloud pubblici e privati, identità digitali distribuite — anche l’MDR ha trovato un limite: osservare e difendere gli endpoint non basta più.
Da qui nasce l’Extended Detection and Response (XDR), un approccio che unifica i dati provenienti da più domini — endpoint, rete, identità, posta elettronica, workload cloud — in un’unica piattaforma di analisi e correlazione.

L’obiettivo non è solo ampliare la visibilità, ma ridurre la frammentazione dei segnali. Invece di gestire eventi separati provenienti da strumenti differenti, l’XDR correla automaticamente i dati, ricostruendo la sequenza dell’attacco e fornendo una visione unificata dell’incidente.
Questo consente di individuare schemi complessi, come movimenti laterali tra ambienti cloud e on-premises o attività simultanee su identità e endpoint, difficilmente riconoscibili da soluzioni isolate.

La differenza sostanziale rispetto a EDR e MDR non è quindi solo l’ambito tecnologico, ma il livello di integrazione e automazione. Dove l’EDR raccoglie segnali e l’MDR li interpreta, l’XDR li connette, restituendo un quadro complessivo e riducendo il tempo medio di rilevazione (MTTD) e di risposta (MTTR).

 

Dalla tecnologia alla strategia

La scelta tra EDR, MDR e XDR non è lineare, ma riflette il livello di maturità dell’organizzazione. Un’azienda con un SOC interno può preferire mantenere il controllo operativo tramite un EDR potenziato da integrazioni SIEM. Un’impresa senza risorse dedicate può orientarsi verso un MDR per garantire presidio costante. Chi gestisce ambienti complessi e distribuiti, invece, troverà nell’XDR una piattaforma in grado di orchestrare eventi provenienti da domini diversi, riducendo silos e tempi di correlazione.

Tutti e tre i modelli condividono però una premessa: la rilevazione e la risposta non sono più funzioni isolate, ma processi centrali della resilienza informatica.
La loro efficacia dipende dalla capacità di combinare strumenti, persone e processi in un unico ecosistema operativo, dove il dato è visibile, interpretabile e azionabile in tempo reale.